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venerdì 15 maggio 2020

Sua maestà Il Pan Brioche con il metodo Tang zhong




Il Pan Brioche, a casa mia, è un ospite di tutto rispetto. 
Non manca mai nelle super occasioni: ogni volta con una veste più sontuosa e regale. 


Ne ho fatti decine e decine. Dolci, salati, neutri, come quello che vi propongo oggi che, anche se leggermente dolciastro, ben si sposa con una robiola di capra, ad esempio, così come è perfetto a colazione con burro e marmellata.
L'ho amato follemente da quando l'ho visto qui.
Quando ho annusato il suo profumo spargersi per la casa...giuro, avrei voluto poterlo raccogliere, mettere in un vasetto e conservarlo per sempre. Per quei momenti in cui tutto va storto. Perchè un profumo così ci mette in pace con il mondo.

Quando preparo il Pan Brioche mi armo di calma e pazienza. Ha bisogno di dedizione. Di attenzione. Di fiducia. Quando è pronto lo lascio ben raffreddare per tagliarlo a fette e congelarlo, per quelle colazioni tutti insieme del week end, o per quelle in cui, sì, vai di fretta, ma a qualcosa di buono non puoi proprio rinunciare.

La consapevolezza è che il pan brioche scongelato e messo direttamente nel fornetto è buono come appena fatto. La sorpresa è che QUESTO PAN BRIOCHE è buono anche dopo alcuni giorni, morbido uguale, ovviamente se ben conservato.

 

A renderlo così morbido, profumato, soffice è il metodo Thangzhong
Solo il nome mi aveva sempre messo timore! Ma questo starter altro non è che un'antica tecnica orientale che non abbandonerò mai più, uno starter composto di amido e liquido, reso gelatinoso dalla cottura. 
Ci permette di usare meno burro, uova, latte...e garantisce agli impasti una morbidezza senza pari!
Per preparare il tang zhong si mescolano i due ingredienti in un pentolino e si cuoce a fuoco basso continuando a mescolare fino a portare il composto a 65 gradi, ovvero quando assomiglia ad una crema gelatinosa e diventa lucida.
Il tang zhong va quindi trasferito in una ciotola, coperto con pellicola per evitare che faccia la “pellicina” ed immediatamente raffreddato, io l'ho lasciato in frigo tutta la notte!

Il risultato è una nuvola soffice, perfetta da accompagnare ai nuovi gusti di FiordiFrutta e Tanti frutti 2020 special edition by Rigoni d'Asiago, che con le loro note aromatiche ben si sposano a questa morbidezza, per una colazione o una merenda da favola!!!  
In questo caso l'ho accompagnato dalla confettura albicocche e pesche al basilico!


Ingredienti:
Per lo Tang zhong:
120g di acqua
40g di farina 0


Per l’impasto: 

200 g di farina manitoba
200 g di farina 00
 60g di zucchero semolato
130 ml di latte intero
  30g di burro a pomata
1 uovo
  lo tangzhong
Un pizzico di sale
3 g di lievito di birra secco disidrato 


Procedimento:
In un pentolino versate la farina e l’acqua e mescolate energicamente con una frusta.
Mettete sul fuoco e continuate a girare fino a quando si sarà formata una sorta di gelatina.
Versate il composto in una ciotola e riponete in frigo a raffreddare.

  Versate nella planetaria la farina, il lievito secco, lo zucchero,  e mescolate.
Unite il latte intero appena tiepido e il sale.

 Lasciate girare il gancio a velocità media per qualche minuto.
A questo punto unire lo tang zhong, l’uovo e azionare sempre a velocità media la planetaria.

 Lasciate girare per qualche minuto fino a quando l’impasto inizierà a risultare omogeneo.
Unite il burro a pomata e lasciate inconradre per almeno 10 minuti..
Posizionate l'impasto in una ciotola coperta con la pellicola e fate lievitare fino al raddoppio.
Trascorso il tempo necessario infarinate il piano da lavoro, pesare l’impasto e ricavarne 3 o 

 4 parti uguali.
Con l’aiuto di un matterello formare delle palline e stenderle creando un rettangolo.
Portare gli estremi al centro, ristendere e arrotolare facendo delle palline che andranno pirlate.
  Foderare con carta forno un stampo da plumcake e riporvi le palline di impasto.
che andranno fatte lievitare fino al raddoppio



Spennellarle con tuorlo e latte 



Fate cuocere a 180° per circa 40 minuti 







Lasciate raffreddare completamente prima di sfornare.

 Il vostro pan brioche è pronto per una colazione con i fiocchi, accompagnato da un bicchiere di succo TantiFrutti Rigoni d'Asiago.



domenica 10 maggio 2020

Biscotti a fiore Thun


(Prima e vera)

Non fa rumore,
non suona né canta
mentre esplode
in un concerto di viole.

Manifesta
il suo potere In silenzio,
danzando muta
su acerbi steli fiduciosi.

Si svelano
le corolle ignare
del letargo anacronistico
che abbiamo intrapreso,

ma il silenzio surreale
non doma
la bellezza struggente
che ignora la paura.

E’ forse la prima
ad essere vera
dopo un cronico
tempo falso.

Ma io,
che l’aspettavo in un angolo
non l’avevo mai data
per scontata.

(Aria, 21-03-2020)



Per la festa della mamma vi propongo questi biscottini elegantissimi che si devono preparare con un pò di cura, tutta quella che le mamme del mondo meritano!
Non potendoli portare alla mia mamma, io li ho preparati con mia figlia, che è stata bravissima, quindi questi biscotti sono un pò stati regalati anche a me.
Godetevi le vostre mamme....e prendetevene cura sempre.

Per questa ricetta raffinata ringrazio Michela, una ragazza del mio paese che, come me, adora cucinare e ha proposto in facebook questa meraviglia che ho voluto immediatamente replicare. 
Anche lei ha provato una mia ricetta, modificandola con ciò che aveva a disposizione e dando nuovi spunti al mondo magico della cucina....che quando diventa condivisione supera tutte le barriere e riesce ad entrare nelle stanze e nel cuore degli altri!
Oltre alla forma, anche il gusto è davvero eccellente, un'ottima frolla...preparateli e non ve ne pentirete! Buona festa della mamma....a chiunque la senta un pò come la sua festa.
Per la frolla

370 g di farina 00 bio
1 uovo bio
100 g di zucchero a velo
200 g di burro
2 cucchiaini di lievito
semi di vaniglia
(io ho unito un pizzico di sale)

2 cucchiai colmi di cacao amaro
Procedimento

Nella planetaria ho lavorato il burro con lo zucchero, ho aggiunto l'uovo, la vaniglia, la farina miscelata con il lievito.
Ho diviso in due panetti e ad una metà ho aggiunto il cacao amaro.

Per fare i biscottini creare dapprima il bottone del fiore formando una piccola pallina che andremo a schiacciare leggermente, poi i petali dell'altro colore sempre formando piccole palline che premeremo leggermente con il polpastrello.
Dovranno venirvi 6 petali.
Una volta fatti tutti i fiori dovete prendere un coltello lisco e fare una piccola incisione a metà di ogni petalo.
Cuocere in forno preriscaldato e statico per circa 10 minuti (regolatevi con il vostro forno) a 170°, 
Lasciateli raffreddare completamente prima di spostarli dalla leccarda foderata di carta da forno perchè sono molto delicati.




mercoledì 6 maggio 2020

Pastry pies (mini) alla fragola




In quest'ultima settimana mi è successa una cosa molto brutta: qualcuno ha segnalato il mio blog come offensivo e tutti i links alle ricette della mia pagina facebook e del gruppo facebook Aria in Cucina sono stati rimossi.
Non so se voi ne fate già parte, ma cliccandoci sopra (ai nomi in grassetto) verrete reindirizzati! Chi mi ha seguito sa quanto sia stata in pena: oltre 1340 link alle mie ricette facebook, caricati in questi 10 anni, rimossi per la "leggerezza" (non voglio chiamarla in altro modo, mi rifiuto!) di qualcuno.
Credo sia davvero vile agire in questo modo per colpire qualcuno....se ti dà fastidio per altri motivi.

 La rete è grande, così come il mondo, c'è spazio per tutti...io devo solo ringraziare chi, in questi 10 anni, mi ha insegnato trucchetti, scorciatoie, metodi per arrivare a un risultato migliore e più sicuro. Sono le stesse persone che in questi giorni mi hanno supportato con tanto affetto, cercando di aiutarmi a ritrovare quello che avevo perduto: 10 anni di notti insonni in cui ho donato, a chi lo ha voluto ricevere, il mio patrimonio di ricette e anche un pezzo di me.

Io, in questi 10 anni da blogger,  ho imparato che la lealtà è molto importante, soprattutto quando si rifà una ricetta di qualcun'altro, perchè è frutto del suo lavoro e della sua passione, e ad esempio, se è tratta da un altro blog o da un libro, va citata la fonte.
Ho molto rispetto del lavoro degli altri e di quello che mi hanno insegnato.
Quindi, per festeggiare, oggi vi offro dei dolcetti alle fragole che ho amato immensamente per la loro pie crust perfetta, li ho trovati qui 

Mangiamo un biscottino insieme e dimentichiamo questa brutta avventura: Aria in Cucina non si ferma, soprattutto quando qualcuno cerca di fermarla con mezzi abbastanza impropri.
Godiamoci le succosissime fragole di stagione e la bellezza di condividere insieme quello che si può imparare in cucina e nella vita.
Che poi...chi fa cose del genere davvero poi gode del dispiacere altrui? Per fortuna che esistono anche le brave persone, gli amici, quelli che anche se lavorano e vivono a più di 1000 km da te non esitano a darti una mano....e che mano!!!

Un ringraziamento speciale lo voglio fare a Valerio e Silvia dell'agenzia Syncronika perchè senza di loro....non so se avrei mai recuperato il mio lavoro: un grazie di cuore a questi professionisti del web e della comunicazione digitale!!!

 

per il pie crust

  • 225 g di farina 00
  • 115 g di burro freddo
  • 25 g di zucchero semolato
  • 55 ml di acqua fredda
  • 1 pizzico di sale

per il ripieno:

  • 300 g di fragole
  • 40 g di zucchero semolato
  • 20 g di burro

 

 

inoltre

  • 1 tuorlo
  • 1 cucchiaio di latte
  • zucchero di canna qb

Nella planetaria lavorate insieme con la frusta K la farina, lo zucchero, il burro,  il sale e iniziate ad impastare a bassa velocità unendo l’acqua fredda a filo. Lavorate velocemente fino ad amalgamare, quindi formate una panetto, avvolgetelo nella pellicola alimentare e ponete in frigorifero a raffreddare per almeno 1 ora. Pulite le fragole e tagliatele a pezzettini molto piccoli. Raccoglietele in una casseruola antiaderente con lo zucchero, il burro, e fate cuocere  fino a far asciugare il più possibile il composto. Lasciate intiepidire. Stendete con il mattarello la pasta brisée su una spianatoia appena infarinata, portandola ad uno spessore di 3 mm. Aiutandovi con un coppapasta di 8 cm ricavate tanti dischetti. Adagiate 1 cucchiaino di ripieno alle fragole su metà di essi (arrivando a 1 cm dal bordo), mentre sulla metà restante praticate con un coltello una piccola incisione a croce, che fungerà da camino in cottura Con un pennellino bagnate con un velo di acqua i bordi e applicatevi sopra i dischi vuoti facendo dapprima pressione con le mani poi con i rebbi di una forchetta. Adagiate le mini pies a mano a mano su una teglia foderata di carta forno, distanziandole opportunamente. Spennellate con il tuorlo sbattuto insieme al latte e cospargete con lo zucchero di canna. Cuocete nel forno già caldo a 180° finchènon sono leggermente dorati. Sfornate e fate raffreddare per 10 minuti prima di servire.

Uno tira l'altro, sono veramente fotonici, almeno per i miei gusti!

Ho amato tantissimo uqesta pasta simil brisèe, neutra, perfetta per diversi ripieni, in particolare per accogliere la frutta fresca e succosa. Fatemi sapere ;)

 

 



sabato 2 maggio 2020

Coppie di pane ferrarese




Giorni fa, nel mio gruppo facebook, ho postato il video per fare le coppiette ferraresi ed ha avuto molto successo, poichè fa vedere tutti i passaggi. Certo, le coppiette che otterrete non saranno fragranti e speciali come quelli del forno, ma in questo periodo in cui si deve stare il più possibile in casam vi assicuro che otterrete un pane buonissimo e che saprà di "fatto in casa".
Ai miei famigliari piace tantissimo e me lo fanno rifare spesso, anche perchè non richiede troppo tempo...si può impastare alle 17717.30 e averlo alle 20 in tavola fumante...io vi consoglio di farne doppia dose!!!!

Ingredienti

250 g di farina0
110 ml di acqua a temperatura ambiente
5 g di lievito di birra secco
un pizzico di zucchero
25 ml di olio d'oliva
5/7 g di sale

Procedimento

Impastare farina, lievito e zucchero con acqua, olio e sale alla fine. (mettetene in base ai vostri gusti!)
Impastate per almeno dieci minuti e poi mettete la palla d'impasto sulla spianatoia a riposare, coperta da una ciotola a campana per mezz'ora.
Trascorso il tempo dividere in 8 palline.
Stirare una pallina alla volta in una striscia abbastanza lunga e, partendo dall'alt,iniziate ad arrotolare e allargare al contempo, creando la prima parte della coppia.
Ripetere lo stesso procedimento per ogni pallina di impasto e creare le varie riccioline che andrete ad accoppiare. (Sul mio gruppo facebook aria in cucina potrete trovare il video tutorial, è molto semplice!)
Ponetele sulla leccarda del forno coperta da carta forno e andatele a cuocere, dopo mezz'ora in cui avranno lievitato un altro pò, i primi 10 minuti a 200°, 5 minuti a 180° e gli ultimi 5 a 150°, facendo semopre attenzione al vostro forno, che non coloriscando troppo.

Ecco qua, il vostro pane è pronto.


Ringrazio Serena per la ricetta perchè, anche se gira in rete da molto tempo, io l'ho scoperta grazie a lei.


mercoledì 29 aprile 2020

Plumcake salato di farina di ceci e farro con zucchine

3 uova

Durante questa quarantena Anais, che avrà fatto 3 biscotti in 11 anni e mezzo (al contrario di tutti quei bambini che vogliono sempre pasticciare i miei hanno sempre e solo voluto mangiare!!!!), si è data alla cucina con grande successo. Non solo prepara torte e biscotti senza la mia supervisione, ma vuole imparare a fare il pane, la focaccia, pietanze salate...e mentre le preparo, se sono difficili, mi osserva e mi filma, per poi montare il video e metterlo nei miei canali social...
insomma, posso dire di avere uno staff!!!

Questa cosa è molto carina, perchè mi ha fatto tornare la voglia di cucinare che avevo un pò perso nell'ultimo anno.
Cucinare per insegnarle, per trascorrere tempo con lei tra preparazioni e riprese, è un momento davvero magico che, credo, né io né lei scorderemo più.
Lei è un'attenta osservatrice sin da bambina: interiorizza i gesti e poi sa ripeterli quando tu meno te lo aspetti...della serie: impara l'arte e mettila da parte.


Abbiamo visto questa ricetta nel blog GattoGhiotto e l'abbiamo riadattata secondo i nostri gusti e quello che avevamo a disposizione: quindi meno uova, meno olio, no cipolla e senape, un pò di pecorino e via in forno! 
Ci è piaciuto da matti questo plumcake salato: ottimo come aperitivo oppure al posto del pane, a cena, magari accompagnato da tante verdure fresche!

Ingredienti

150 g di farina di cecei
30 g di farina di farro integrale
100 ml di latte
20 ml di acqua
2 uova
80 ml di olio di oliva
3 zucchine saltate a fettine sottili in padella con olio e sale
30 g di pecorino grattugiato
pepe e foglie di basilico a piacere
1 bustina di lievito per torte salate

Procedimento

Innanzitutto abbiamo idratato la farina di ceci in una caraffa andando ad aggiungere gradualmente 100 ml di latte freddo e 20 ml di acqua, mescolando ad ogni aggiunta perchè non si formassero i grumi.
Nel farttempo abbiamo mondato, tagliato sottilmente e saltato in padella 3 zucchine in olio di oliva, e le abbiamo salate.
Trascorse due ore, ma potete anche procedere subito se non avete tempo, abbiamo messo nella planetaria 2 uova biologiche, il composto di latte e farina di ceci, 30 g di farina integrale di farro e abbiamo amalgamato.
Abbiamo aggiunto le zucchine (tenendone da parte un pò per la decorazione), il lievito, del pepe macinato e le foglie di basilico sminuzzate.
Abbiamo infornato per circa 40 minuti a forno preriscaldato, a 170 °/180°
in uno stampo da plum cake foderato di carta da forno,
Se gradite, potete aggiungere all'impasto anche dei cubetti di asiago ;)


domenica 26 aprile 2020

Brioches con sfogliatura veloce di Daniela





 La quarantena forzata mi ha fatto tornare la voglia di mettere le mani in pasta, forse anche grazie a mia figlia che ha voluto cimentarsi in tante preparazioni e che mi ha aiutato a girare diversi video che trovate nelle mie pagine fb. E' un periodo dove c'è gran fermento di mani che impastano e scambi preziosi di ricette: è il modo delle persone di restare connesse, per sopportare l'isolamento forzato e il distanziamento sociale.
Condividere è ciò che di più bello possiamo fare e sono certa che mio nonno vorrebbe che io continuassi a farlo.

In tanti mi state chiedendo la ricetta delle brioches con sfogliatura veloce che ho preparato questa mattina per la colazione e ho postato, appunto, su fb. 
Dopo tantissimi tentativi, ho finalmente trovato una ricetta che mi ha soddisfatta. Non è facile, ma nemmeno difficile. Ritengo sia molto più difficile la sfogliatura classica che trovate cliccando qui sopra, con il burro a fette e le varie pieghe, ma è un procedimento lungo che dà un risultato molto sfogliato e differente, nella mia ricetta non ci sono nemmeno le uova. In questo caso, invece, si tratta di brioches soffici, ma leggermente croccanti fuori, grazie ad un metodo di sfogliatura veloce che tutti siamo in grado di replicare. Io ho sperimentato almeno una decina di ricette, ma non le ho mai condivise perchè non mi convincevano al 100%. 

Questa ricetta invece, proviene da un'amica che ha lavorato tantissimi anni in pasticceria e che, oltre ad essere una brava pasticcera fa anche un cappuccino coi fiocchi! Dio benedica i baristi che hanno il sorriso sulle labbra quando entri, quelli che da un tuo sguardo comprendono di che umore sei e, senza che tu dica nulla, ti preparano esattamente quello che vuoi. Ecco, Daniela è una grande professionista del suo lavoro e, con grande generosità, ha pubblicato la sua ricetta sul suo profilo facebook sottolineando che, la difficoltà di realizzazione di queste preparazioni, è nell'avere l'occhio e la manualità per capire se tutto sta procedendo correttamente. Concordo!!!
Proverò, con la mia modesta esperienza di blogger che in dieci anni di brioches ne ha fatte veramente tante, a svelarvi qualche segreto. Purtroppo non ho fotografato ogni passaggio, ma se riesco la prossima volta farò un video da condividere nel mio gruppo e pagina fb Aria in Cucina.
Veniamo a noi!!!

 

Ingredienti

6 g  di liegito di birra secco o 15 g di lievito di birra fresco
250 g di latte (per me intero)
250 g di farina 00
250 g di farina manitoba
70 g di zucchero più altro per la sfogliatura
60 g di burro più altri 100 g (per me 70)
2 uova non troppo grandi



Procedimento
 Fare un lievitino  mettendo 15 gr di lievito con un cucchiaio di zucchero e uno di farina presi dal totale sciolti in 250 di latte, lasciar  lavorare 30 minuti circa. Inserire nella planetaria 250 gr farina 00 e 250 gr di Manitoba, 70gr di zucchero, la buccia grattugiata di un limone un cucchiaio di aroma vaniglia. Impasto il tutto e aggiungere due, uova uno alla volta. Quando l'impasto è abbastanza compatto aggiungere 60 gr di burro morbido a pezzetti (tenuto fuori dal freddo almeno mezz'ora prima, io utilizzo quello bavarese che è più cremoso di suo) e un pizzico di sale.. Impastare ancora per 5/6 minuti ed eventualmente aggiungere un po' di farina se serve (io l'ho fatto!) fino a che l'impasto non diventa liscio e morbido. Metterlo in una terrina coperto da pellicola e strofinaccio per 2 ore in un luogo riparato da correnti d'aria. Io ho lasciato l'impasto anche 3 ore e l'ho ripreso quando era bello gonfio, A quel punto sgonfiarlo rimpastandolo un po', formare una palla e tagliarla in 8 oarti uguali. Da ogni parte ricavare delle palline come per fare i panini e coprirli con pellicola per non farli seccare in superficie. Prendere una pallina e stenderla a cerchio con il mattarello ( la pasta molto elastica cercherà di ritirarsi perciò bisogna insistere un po') creando una sfoglia abbastanza sottile ed appoggiandola su una teglia coperta da carta da forno. Prendere altri 100 gr di burro, sempre tenuti fuori dal frigo da un'oretta senza fonderlo e, con un pennello, spalmarne un po' sulla sfoglia appena tirata. Spolverare la sfoglia con un po' di zucchero e ripetere questo per tutte le palline tranne l'ultima che chiude il tutto. Coprire con pellicola e mettere in frigo un'oretta. Passata l'ora riprendere il disco di pasta e stenderlo bene con il mattarello adagio (attenzione che il burro cercherà di uscire perciò girate spesso l'impasto anche sotto sopra).

 
 Tagliare dei lunghi triangoli con una rotella da pizza e arrotolare per creare le brioches allargando un po' la base. 
Io ne ho farcite alcune con crema di nocciola o caffè splamandola sul triangolo e arrotolando bene

 
Mettere le brioche sulla teglie foderate di carta forno e lasciarle riposare in frigo coperte da pellicola tutta notte. 

 
Al mattino tirare fuori la teglie e spennellare le brioches con un uovo sbattuto con poco latte, lasciare lievitare un'oretta e poi uocere in forno già caldo e  ventilato a 170 gradi per 20 minuti. 
Questo il risultato delle brioches ripiene una volta cotte.

 Questo invee il ripieno, morbido e sfogliato di quelle vuote
che potrete farcire anche da cotte a piacimento

 
 Lo sentite anche voi il profumo???
Calde sono una delizia, e dentro sono sofficissime....mentre la crosticina fa proprio "crac" mentre la prendi con la mano!
Grazie ancora Dani!!!!

mercoledì 22 aprile 2020

Apple pie


(Andata sola)

Vorrei carpire

il segreto
della margherita
che rialza la testa
al mattino,

della rondine
che torna
in Primavera
al suo nido,

del Sole
che ad ogni alba
riprende
a brillare vigoroso

nonostante la sera
al tramonto
si sciolga nel buio
del mare.

Affonda il pensiero
incerto e spaurito
che, nonostante l’esempio
del creato, fatico

a capire.

(Aria, 20 marzo 2020)



Ingredienti


300 g di farina 00
200 g di burro bavarese
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di zucchero
100 ml di acqua fredda

Ripieno

3- 4 mele
80 g di zucchero integrale di canna
40 g di burro fuso
1 cucchiaio di succo di limone

tuorlo e latte per spennellare

Nella plantearia inserire la farina, lo zucchero, il sale, il burro a pezzetti e l'acqua. Amalgamare senza lavorare troppo per non scaldare il burro.
Metter l'impasto in un sacchetto e tenerlo al fresco nel frigorifero per un'ora

Tagliare le mele a pezzetti e lasciarle marinare nel succo di limone, con zucchero e burro fuso.

Trascorsa l'ora, foderare con carta da forno, o imburrare ed infarinare uno stampo di 23-24 cm

Stendere la pasta in due cerchi sottili, con uno foderare lo stampo, poi bucherellare il fondo con i rebbi della forchetta, inserire il ripieno senza il liquido, richiudere e praticare un taglio a croce.
Spennelare con tuorlo e latte sbattuti e  ed infornare nel forno preriscaldato a 160° per 45 minuti.

 

mercoledì 4 marzo 2020

Arrivederci e grazie!

Tra pochi giorni il mio blog compirà 10 anni. Dieci anni di amore e costanza. Dieci anni di felicità e passione, di scambi, collaborazioni, vittorie, crescita e innumerevoli soddisfazioni. Ho scritto il mio primo post mentre allattavo il mio figlio più piccolo, nato da un mese, tra le braccia. Ora quel bambino ha 10 anni e tante cose sono cambiate nella mia vita. Il mio modo di vivere, comunicare, organizzarmi. Non posso più fingere di essere quella di prima. Nuove priorità e forse un ciclo che fisiologicamente si chiude stano davanti a me e io non posso essere ipocrita. Voglio quindi ringraziare tutti i miei lettori e tutte le persone che attraverso questa rete mi hanno insegnato davvero tantissimo e mi hanno apprezzato per quello che ero e forse ancora sono. Non so se tornerò in questa cucina, anche nella mia cucina reale sono molto meno presente, da quando è mancato quel goloso di mio nonno! Può darsi che possa tornare, con linguaggi diversi, con intenti differenti, certamente non più come prima. E allora grazie...grazie davvero della compagnia durante questo viaggio. Buona vita e buona cucina, scusate se dovessi non aver risposto, a volte, o dovessi aver sbagliato qualcosa. Mi auguro che le mie ricette vi siano state utili, che le abbiate realizzate senza sprecare il cibo e facendo bella figura con i vostri commensali, ma soprattutto che vi sia arrivato non solo il profumo dei miei dolci ma, a volte, anche qualcosa di me. Grazie per ogni parola che vorrete lasciarmi, la leggerò con piacere. Arrivederci!

sabato 9 novembre 2019

Chiuso per lutto


...da tanto questo blog è stato "fermo"...ho vissuto a pizza e piatti pronti in questi lunghi e faricosi mesi...avevo altre priorità....dovevo vivere la vita anche se era dolorissima Dovevo esserci.

Mio adorato nonno,
quando un anno fa ti portai al pronto soccorso per un rapido controllo al cuore, che pareva non farti stare bene, venni a casa sollevata del fatto che esso era perfettamente in salute e che avremmo dovuto soltanto, con tutta calma, fare un tac per vedere meglio quell’ombra sul polmone. Nonostante il tempo che non abbiamo perduto in quel frangente, nella nostra ignoranza più assoluta di quel che stavamo indagando, la risposta che emerse e che individuai da sola nei corridoi dell’Ospedale di Cona, mi preoccupò e non poco. Solo qualche mese prima eravamo stati lì con la nonna, vagando di dottore in dottore per cercare una soluzione ai suoi problemi fastidiosi ma non gravi e ricordo di aver visto diverse persone uscire dai reparti di oncologia con la testa fasciata per nascondere la perdita dei capelli. “Per fortuna siamo in altri reparti” ho pensato, quasi sentendomi in colpa per la stupida ed infelice constatazione da me fatta. Ma purtroppo è onestamente in questo modo che ho ragionato anche quello stesso giorno, quando in pneumologia ti fecero la broncoscopia per accertare meglio. Mi sentivo lontana da ogni imminente pericolo. Mi sentivo sulle spine ma sollevata per stare indagando un qualcosa che si vedeva appena, che avremmo scovato e curato, affidandoci alla competenza dei medici.
Tornammo a casa con l’indicazione di farti bere e mangiare poco alla volta, dal tardo pomeriggio, ma forse tu prendesti troppo alla lettera il consiglio e bevesti davvero poco dal momento che, il giorno seguente, hai avuto davanti ai miei occhi sconcertati una sincope dovuta, dissero i sanitari, alla tua scarsa idratazione. La notte precedente avevi avuto un po' di febbre, l’anestesia da smaltire…io quella notte sognai Don Marcello e credo con tutta me stessa che fu quel segno a farmi essere lì quando ciò avvenne, per poter in tutta fretta chiamare l’automedica.
Quel giorno ho creduto tu mi stessi lasciando. Combattuta tra il panico e il sangue freddo di fare il possibile per tenerti in vita, sollevata non appena vidi i tuoi occhi riaprirsi e i tuoi muscoli rilassarsi, la prima cosa che feci fu sfogare il mio pianto abbracciandoti e supplicandoti: “non lasciarmi, nonno, non lasciarmi. Non lasciarmi adesso”. Tu mi rispondesti con un filo di voce: “Non ti lascio Francesca. Non voglio morire. So che hai bisogno di me”. Da quel ricovero in ospedale non sei più stato lo stesso. Qualche allucinazione, qualche momento di confusione, la graduale perdita della memoria: tutti segni che, da una prima incredulità e preoccupazione nei tuoi confronti, imparai ad accettare come segnale di una malattia di cui non potevo parlare con nessuno e che gli altri, senza sapere, etichettavano come demenza senile.
Nel frattempo giungevano, tuttavia, gli esiti degli esami da te fatti, che io ti tenevo nascosti, e giunse faticosamente anche il giorno in cui le dottoresse che li avevano prescritti vollero incontrarci. Io mi feci fare da te la delega perché eri appena stato dimesso e non volevo ascoltassi nulla di ciò che mi sentivo essere un brutto presagio. Mi accompagnò mio marito. Ci venne mostrata qualche slides della tua tac positiva, ci venne detto che avevi un carcinoma inoperabile, al 4 stadio, l’ultimo, gravissimo. Così, come se ci stessero dicendo che fuori era Autunno e avrebbe fatto presto freddo.
Una doccia gelata ibernò ogni mio più piccolo pensiero logico. Parlavano davvero di te? Come si permettevano di farlo in quel modo? Era questo che volevano dirti in faccia, insistendo fino all’ultimo che tu potessi venire per ascoltare? Come si può dire una cosa simile ad un uomo anziano che ha tanto sofferto solo perché è cosciente? Ma cosa significa quarto stadio, inoperabile, come poteva essere vero se tu eri perfettamente in salute e in grado di fare ogni cosa: guidare, cucinare, amministrare le tue cose, suonare, insegnare musica ed essere il nostro pilastro da sempre? Scoppiai a piangere come una fontana, per la rabbia di sentirmi in una trappola, in un inganno meschino, un brutto scherzo. E se avessero confuso le carte? Ma le cure? Era un’ombra, avevano detto, una piccola ombra. Come poteva essere lì da tempo quell’ombra senza che io me ne fossi mai accorta? Tanti rimorsi mi attraversarono il cuore come coltelli affilati, in particolar modo la sensazione di colpevolezza per non essermi mai accorta di nulla, pur dividendo con te gran parte di tutte le mie frenetiche ma felici giornate. Ora, quell’ombra si insinuava tra noi, ed era molto, molto più minacciosa di quello che fino a quel giorno avevo creduto.
Ovviamente iniziai ad indagare, a studiare, a mettere in discussione e a prenotare colloqui e consulenze, sperando di sentirmi dire qualcosa di differente. La parola “tumore”, che nella mia vita avevo quasi timore anche solo di concepire nella mente e pronunciare, diveniva inspiegabilmente familiare e mi risucchiava in un vortice che mi terrorrizzava. Mi ritrovavo dall’altra parte, lì gettata violentemente e improvvisamente da uno tsunami che non avevo minimante avvertito. Per un’altra volta nella mia vita, ma questa con ancora più consapevolezza vista la mia età adulta, sentivo che le parole chemioterapia, radioterapia, metastasi, cure palliative….avrebbero dovuto riguardarci, anche se non riuscivo ad accettarlo. Tu stavi bene, come potevano parlarmi così, come osavano?
Ho pianto tanto, nonno. Ho pianto e piango ancora, mentre scrivo questa lettera come un fiume in piena che ho necessità urgente di far sgorgare dal mio cuore.
Ho cercato e trovato conforto nella preghiera e sono stata ascoltata. Ho chiesto di poterti avere con me in salute ancora, da quell’Autunno, per festeggiare con te il Natale, il mio compleanno e quello di mio figlio, la sua S. Comunione, la fine delle scuole elementari permia figlia e il suo compleanno, e ogni momento che ci è stato ancora possibile.
Ad ogni medico che ho incontrato sul percorso, ho espresso la mia indiscussa volontà di non aggredirti con le cure. “Quanto ne potremmo guadagnare?” “Qualche mese” “Ma lei cosa farebbe se fosse suo padre?” “Se dovessi fare solo il medico le direi che dovremmo affrontare le cure, ma siccome un medico deve essere anche un uomo e guardare alla totalità della persona e non solo alla malattia penso che, in questo caso, davanti a un uomo di quasi 90 anni con comorbidità, la qualità della vita diventi più importante della quantità… e allora sì, se fosse mio padre, lo lascerei in pace.” - mi è stato risposto dai sanitari più empatici che ho incontrato.
Non ho dormito per mesi. La tenaglia del dubbio mi stringeva in una morsa che non mi dava tregua. Poi, dopo tantissimi confronti, tantissimi pianti, tantissime preghiere… ho capito quale era la strada da percorrere: non metterti paura, ansia, non farti soffrire ulteriormente per qualcosa che non ti avrebbe riservato un finale differente. E’ stato crudele tenermi questo orribile segreto dentro e decidere per te…Mi sono chiesta tante volte se avresti preferito saperlo, avere la possibilità di lottare, io sicuramente mi sarei sentita più leggera, anche se avevo il terrore della sofferenza che avremmo dovuto affrontare….Ma sapendo che era una lotta impari, che avremmo comunque perso, ho voluto risparmiarti il terrore che io stavo provando e il dolore che la consapevolezza di lasciare me, mio fratello, la nonna e i bambini ti avrebbe procurato.
Tu, che hai sempre pensato a tutto per noi. Tu, che non mi hai fatto mancare nulla. Tu, che mi hai dato sempre più di quanto avremmo potuto permetterci. Tu che mi hai sempre donato soprattutto affetti e valori, ma anche ciò che di materiale ti chiedevo. Tu che non mi hai mai rinfacciato nulla. Tu che non mi hai mai fatto pesare nulla. Tu che in 86 anni non mi hai mai detto una volta: non sto bene, aiutami. Tu che non mi hai mai chiesto niente, nemmeno di andarti a comprare una cassa d’acqua al supermercato. Tu che ti sei sempre arrangiato, che non mi hai mai mostrato un segno di cedimento, nemmeno quando hai perso una figlia e ti sei trovato a crescere un’adolescente furiosa e delusa dalla vita e da tutto. Tu che mi hai sempre dato fiducia. Tu che mi hai sempre dato una possibilità. Tu che mi hai sempre concesso la libertà. Tu che mi hai sempre perdonato. Tu che non hai mai alzato la voce con me, ma che sei stato un esempio impeccabile di autorevolezza con il tuo tono pacato e garbato. Tu che non hai mai usato una parola cattiva, ma che sei stato l’esempio più grande di gentilezza e nobiltà che io abbia mai avuto. Tu che sei sempre stato corretto e che mi hai insegnato quanto sia importante l’onestà, soprattutto intellettuale. Tu che ci sei sempre stato. Tu che non mi hai mai dato un consiglio se non ti era richiesto. Tu che ti si sempre fatto da parte, senza farlo apparire come un sacrificio. Tu che mi hai lasciato spiccare il volo e hai sostenuto tutto il peso sulle tue spalle curve. Tu, che sei stato il mio primo confidente, al quale ho detto tutto, senza mai essere giudicata. Come potevo non dirti questo? Come potevo tradirti in qualche modo, mentirti, non metterti al corrente di una cosa così tanto importante per la tua vita?
Perdonami nonno, se ho sbagliato. E’ stato il mio più grande atto d’amore per te. Tenermi questo macigno dentro, lasciare che mi affondasse ogni giorno di più insieme a te, essere divorata dalla paura e dai rimorsi, ma anche rincuorata del fatto che le mie preghiere erano state ascoltate.
Per un anno hai continuato ad essere una persona apparentemente in salute, e nessuno poteva credere alle mie fatiche e al mio dolore pungente. Solo ultimamente si poteva percepire che qualcosa ti stava divorando lentamente: eri magrissimo, stanco, a volte non lucido.
Non è stato facile limitare la tua libertà in questi mesi: i giri dal dottore, in farmacia, fino alla spesa, togliendoti la macchina, le scale…Mi sono fatta in 4, insieme a mio fratello, per non farvi mancare nulla: una casa pulita, i tuoi piatti preferiti a pranzo e cena, le medicine, il riposo che meritate ma soprattutto la nostra presenza e il nostro affetto. Quando non ero con te, stavo pensando a te, pregando per te, piangendo per te. E per me. Per noi due. Che siamo un’entità sola, quasi, come una figlia e un padre, una figlia e una madre, perché questo sei stato per me, perché tu sei parte di lei, e io non ci sarei senza te, senza la tua sofferenza, non sarei quella che sono se mi avesse cresciuto qualcun altro. In questi ultimi mesi, prigioniero nella tua casa, ti ho trovato qualche volta insofferente, forse anche arrabbiato con me, nascosto in un angolo a piangere.
Ho pensato ininterrottamente a quanto questa malattia sia subdola e malvagia: la scopri che sei già fuori tempo massimo, ti trovi faccia a faccia con la consapevolezza che la clessidra è stata già girata e puoi solo guardare i granelli scendere e decidere cosa fare in questo tempo. La malattia cambia le priorità del cuore, sovverte i ritmi della mente, fa chiaramente comprendere che nulla è controllabile da noi se non la possibilità di godere di ogni cosa, di dimostrare l'amore a chi vogliamo e di essere grati per ciò che abbiamo ricevuto. Ma ci fa anche impazzire. Io lo so che avevi voglia di vivere e mi sembrava così ingiusto che questo male ti dovesse portare via da me. Cercando di allontanare questi pensieri, ti ho abbracciato fino a stritolarti, ti ho coccolato e seguito come avrebbe fatto una madre con un figlio, e a volte ho dovuto recitare la parte di quella che prende delle decisioni a te sgradite. Mi sono chiesta sempre, 1000 volte e più, se stavo facendo bene, se stavo facendo il “meglio”. Spesso non sono riuscita a dormire poiché questi pensieri mi attanagliavano, ma di giorno cercavo sempre di farmi tornare il sorriso, di farti capire con i miei baci e i miei abbracci quanto sei importante per me e per i bambini. Non sarà mai abbastanza per ripagarti, ma io ho scelto di esserci, molto prima che tu ti ammalassi. Ringrazio Dio per questo tempo insieme, tutto, quello prima della malattia, così spensierato e dolce, soprattutto da quando sei diventato bisnonno…e quello che abbiamo avuto adesso, per dirci tutto, per ringraziarci di tutto, per quando mi dici che, anche da lontano, ci sarai sempre per me. Tra noi non ci sono rimpianti, abbiamo capito troppo presto cosa significa perdere chi amiamo e a dare importanza alla vita. 

Sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto, nonno, quella di cui mi fidavo di più al mondo. Sei stato il mio biglietto da visita nel mondo, per fare sempre bella figura. Non ho mai voluto deluderti, ce l’ho sempre mesa tutta per non recarti dispiaceri, preoccupazioni, o per non farti vergognare mai di me. “Sono la nipote di K.” ho sempre detto con fierezza, per farmi aprire le porte. E così le ho sempre trovate spalancate.
Sarà dura stare senza te. Sarà buio pesto camminare per un sentiero in cui dietro di me non resta quasi più nulla. Guarderò in avanti, dove ho ancora tanto. E ti troverò, lo so. Anche se non sarò più figlia. O forse no, lo sarò sempre. Perché tu sei rimasto un nonno, una madre, un padre, per me. Tu rimarrai per sempre tutto quello che mi hai dato anche se forse non l’ho meritato. Spero che sarai un po' fiero di me e che, soprattutto, mi perdonerai per quello che non sono riuscita a fare, a gestire al meglio, a prevenire, a combattere. Perdonami, se puoi, per averti portato in ospedale quando tutto stava diventando più forte di me. Per averti portato in mezzo ad estranei per cui sei stato, forse, solo un malato qualunque, un vecchio qualunque, un numero di stanza, un paziente “difficile”. Questa scelta quasi obbligata mi continua a lacerare, a sgretolare il cuore, ad annodarmi la gola. Lo farà per lungo tempo ancora. Non mi darà pace. Perché tu non sei uno qualunque, nessuno lo è, ma tu sei stato veramente speciale per chiunque abbia avuto la fortuna e l’onore di conoscerti.
Ti voglio bene, nonno. Cercherò di lasciarti andare, adesso, perché tu possa fare buon viaggio, libero da tutte le catene…per raggiungere la tua indimenticata figlia, mia mamma, lasciandoti andare alla luce senza soffrire e combattere per me. Io me la caverò. Mi hai dato tutto quel che potevi e avevi, di più non si può. Grazie!!!!!!!!!! Infinitamente grazie!!!!!!! E arrivederci, nonno, perché tutto questo amore non può andare sprecato. E non lo sarà, prometto. Sarò forte.
Ogni volta che sentirò un clarino suonare o un pianoforte intonare Per Elisa penserò a te, stanne certo. Sarà la tua voce che mi guida. Grazie per essere stato musica nella mia vita e in quella dei miei bambini, per avermi insegnato che la musica è un’ancora di salvezza dove mi rifugerò ancora e sempre per cercarti e ritrovarti,
anima purissima, ultimo dei gentiluomini, persona straordinaria.
Dio ti avrà in gloria ed io mai ti dimenticherò, foss’anche per un giorno. Non soffrire più. Vola libero verso la Luce che meriti. 
 (Possa questa lettera essere una carezza per il tuo cuore e per quello di tutti coloro che stanno combattendo)

Il Blog di Aria: cucina e vita

In questo spazio raccolgo le mie ricette sparse, ma anche pezzi di vita che ad esse inevitabilmente si sovrappongono.
Qui trovate profumi e sapori che evocano ricordi e riflessioni: le mie ricette sono per lo più dolci e piatti vegetariani