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giovedì 29 ottobre 2015

Torrone dei morti



Ho paura di morire, perchè la morte mi ha portato via ciò che avevo di più caro con troppa fretta.
Ho trascorso e trascorro tutta la mia vita con il piede sull'acceleratore,
perchè ho timore di perdermi qualcosa di importante.
Ho paura di non avere abbastanza tempo per stare con chi mi è più caro, in particolare mio marito e i miei figli.


Quando mio padre è morto avevo solamente 5 anni. A dire il vero, fu per me quasi una "liberazione". E' dura dirlo con queste parole, ma ero troppo piccola per comprendere davvero cosa significasse. Non vivendo con lui, non mi venne a mancare la quotidianità di stare accanto a un padre, ma fui al contrario "risparmiata" di tante problematiche legate alla parola "papà".
Non ci furono più grida a voce alta da parte di mio nonno quando lo vedeva avvicinarsi al portone di casa, non ci furono più immotivati pianti di mia madre, non ci fu più il dubbio tra lo scegliere di avvicinarmi ai cancelli dell'asilo per prendere le caramelle alla panna con cui cercava di conquistarmi e non ci fu più nulla da spiegare a quegli amichetti che spesso mi escludevano, e mi guardavano parlando tra loro all'orecchio.
La mia vita cambiò di colpo, tornai a giocare all'aperto, ad ascoltare le stagioni cambiare e a diventare più grande al loro ritmo, abbastanza per comprendere che mamma aveva un nuovo fidanzato e, anzi, si voleva sposare con lui, soprattutto adesso che aveva un grande pancione dal quale sarebbe arrivato - dicevano con entusiasmo -un fratellino.
Accolsi con piacere questa notizia, e subito mi misi a preparare un disegno per lui....Che noia, però, non arrivava mai, e quell'attesa interminabile fu per me spezzata solamente dal giorno delle nozze di mia mamma, stupenda e raggiante, giovanissima e ancora più bella grazie alla maternità che la stava cullando, e io ero davvero una damigella graziosa, con lo chignon e un vestitino bianco di pizzo.
Quando arrivò mio fratello, l'odore di latte, salviette e pasta per pannolini, insieme al suono argentino della sua allegra risata, riportò in una famiglia già provata una leggerezza che ricordo ancora con un morso alla stomaco, quando penso che è durata così poco.

Apparentemente, la mia vita era ricominciata e, all'età di 7 anni, sembrava quasi che anche io, come tutti i miei amichetti, avessi adesso quello che a tutti pareva tanto normale: una famiglia.
In quegli anni, effettivamente, la mia vita fu felice. Mia madre era una persona dolcissima e premurosa, io ero una bambina molto sensibile e sveglia, andavo molto bene a scuola e per questo mi si perdonava il mio caratteraccio, testardo e polemico, come doveva essere stato quello di mio padre - così almeno talvolta mi si faceva notare- .
Quegli anni hanno per me il sapore delle canzoni di Lucio Battisti e Francesco Guccini, ascoltate dal sedile posteriore di un'auto sulla quale mia madre imparava le sue prime lezioni di guida mentre io sognavo, cantando e specchiandomi dal vetro, di diventare un giorno una persona famosa.
Mamma aveva anche trovato un lavoro, e quando rientrava per la pausa pranzo, io l'attendevo con ansia sul cancello di casa.
Lei avrebbe certamente pranzato con un caffelatte dove inzuppava crostini di pane, e una mela a fine pasto, come d'abitudine.
La sua vecchia auto, una 126 color puffo, rimaneva spesso bloccata sulla strada principale, e io e il nonno andavamo spesso a recuperarla, finchè un giorno il nonno le regalò una Lancia Y nuova, e andai proprio insieme a lei a ritirarla dal concessionario.
La portammo anche dai miei cuginetti a farla vedere.
Loro abitavano  in una frazione vicino, dove il nonno insegnava lezioni di clarino e saxofono. Solo per me, eccezionalmente, impartiva lezioni di pianoforte, in una stanzetta fredda e umida dove lui restava tutti i giorni fino a sera.
Io lo accompagnavo per poi dirigermi, dopo la lezione, a casa di mia cugina Stefania, appunto.
E se mi guardo indietro vedo una bimba camminare sola per le strade del mondo con un cappotto rosso e un caschetto di capelli biondi sui quali era spesso posizionato un largo cerchietto di plastica.
Quella bimba sembrava felice.
Si, piuttosto felice.

Pochissimi anni dopo mia madre si ammalò, pareva una semplice influenza ma quella tosse e quella febbre non la lasciarono dall'Ottobre fino alla Primavera.
Così, non la vidi più truccarsi allo specchio per ore il Sabato sera o la mattina prima di uscire, il ricordo che ho di lei da quel momento è nel suo letto matrimoniale, sempre più magra e pallida, ugualmente bella e dolce.
Il giorno della mia Cresima si mise un vestito molto bello e mi accompagnò in Chiesa.
 Io indossavo un completo bianco e blu che mi faceva sentire bellissima e che lei stessa mi aveva acquistato in uno dei negozi più chic delle vicinanze.
Il fatto era che ero davvero orgogliosa della mia mamma: era la più giovane mamma della mia classe e tutti pensavano fosse mia sorella.
Quando stavo vicino a lei, mi sentivo bella per il solo fatto di essere accanto a lei: un sole splendido che illuminava tutto quello che le stava attorno semplicemente irradiando un sorriso.
Quel giorno tra me e me ero un pò arrabbiata con la mamma: se era così bella e perfetta nel suo abito rosso per la mia Cresima, perchè gli altri giorni stava sempre a letto?
 Che mi mentisse sulla sua malattia?
Che volesse stare per sempre su un letto anzichè con me fuori all'aperto?

Come ogni estate andavo al mare con mia nonna paterna.
Un lungo mese dove potevo alzarmi presto, quando lei andava con l'autobus alle terme, e fuggire nel mattino già luminoso e perlato a gustarmi la spiaggia semivuota, fino al molo per poi tornare da sola e fermarmi a comprare una brioche alla mia pasticceria preferita.
La brioche era appena sfornata e calda, e io amavo assaporare tutta sola la mia libertà.
Mia madre mi telefonava tutti i giorni e così aveva fatto anche la sera prima di morire.
Lei non lo sapeva che sarebbe morta, era speranzosa di uscire dall'ospedale nel quale stava rinchiusa da più di due mesi, e io ero certa che sarebbe stato così. Tutti lo eravamo.

Quando, dopo alcuni lunghissimi e spettrali giorni, trascorso il funerale, andammo da mio fratello (che era stato affidato temporaneamente a degli zii) e lo vidi nel parco che giocava ignaro di tutto, sentii i conati di vomito piegarmi in due.
Sentii le viscere scoppiarmi e inondare il mio sangue di una sostanza amara e tagliente: la rabbia.
Non fui presente con suo padre, quando glielo disse, ma trascorsi con lui alcuni giorni infinitamente lunghi e vuoti in quella casa per me di campagna.
Lui aveva 5 anni, io solamente 11.
In quel momento si chiudeva per sempre la fase della nostra famiglia felice.

Negli anni successivi mio fratello visse con suo padre e la sua nuova compagna, in una casa non lontana da quella che io condividevo con i miei nonni.
Anche se ero la sorella maggiore, io non ho saputo fare molto per lui.
Lui veniva tutti i giorni nella mia stanza e io forse lo ignoravo per ore, o lunghi minuti, non saprei dire. Vivevo in un mondo tutto mio.
Avevo cominciato a scrivere poesie e canzoni, e affidavo al mio Diario le cupe sensazioni di una ragazzina che si stava trasformando, nel corpo e nella mente, in una giovane donna senza la guida di una madre.

Nonostante abbia affidato alle pagine del mio Diario tutta me stessa nel corso della mia vita, credo di aver volontariamente omesso alcuni particolari agghiaccianti: la mia voglia di morire, la mia rabbia verso tutti, la mia cecità nei confronti dei colori della vita.

Mi svegliavo presto all'alba, quando era ancora buio, e prendevo il treno che partiva un'ora prima per non incrociare nessuno, tornavo da scuola tardi e se potevo non ci andavo nemmeno.
Io, che ero uscita dalla scuola media con il massimo del voti e promettevo molto bene soprattutto nello studio delle Lingue, non avevo più la forza di varcare la porta della mia classe e restare in mezzo alla gente per ore.
Ho disertato le lezioni molto spesso, rintanandomi in un bar con le cuffie nelle orecchie e la mia musica preferita a farmi compagnia.
Sono stata all'estero, per ritrovarmi laddove nessuno mi conosceva, e mi poteva giudicare per i vestiti neri che sempre portavo e per quel ciuffo di capelli lunghi e biondi che tenevo sugli occhi, 
 impedendo così al mondo di vedermi straziata dal dolore.

Poi, a poco a poco, l'amicizia mi ha salvato.
La musica mi ha salvato.
La lettura mi ha salvato.
La mia voglia di cantare, scrivere, cucinare....creare...perchè in fondo in fondo restavo ancorata, anche nei momenti più duri e crudeli da sopportare a livello fisico e mentale, ad una piccola scintilla di vita che voleva che io spiegassi le ali, trasformandomi da bruco in farfalla.



La prima volta che mi sono sentita una farfalla è stato quando ho incrociato gli occhi del mio futuro marito.
Erano luminosi e sgranati quasi lui la farfalla l'avesse vista subito, mentre cantava sul palco.
Essere amata ed accettata per quello che ero, nonostante i mille pettegolezzi e le leggende paesane sul mio conto, mi ha dato la forza per riprendere in mano la mia vita, liberarmi dagli attacchi di panico, dai sensi di colpa, dalle mille domande senza risposta e, più di tutto, dal bisogno ossessivo di avere mia madre accanto, pensando che fosse l'unica persona al mondo che mi aveva amato di un amore così grande.

A poco a poco, grazie a mio marito, ho lasciato andare mia madre.
L'ho perdonata.
L'ho accompagnata nel suo viaggio verso la luce che era anche il mio.

Il destino mi ha regalato il dono della maternità e, seppur con mille paure, ho scoperto che era meraviglioso prendersi cura di qualcuno e accettare di essere diventata grande, anche senza di lei.
La famiglia che tanto avevo voluto e cercato, in cui non riuscivo più a credere, adesso era vera.
La madre, la moglie, la donna adulta...adesso...ero io.

Cerco di vivere al meglio ogni istante della vita che mia madre mi ha donato, chiedendole perdono per tutte le volte che l'ho incolpata di avermela data senza permesso 
e di avermela fatta vivere senza di lei.
Corro come tutte le mamme del mondo dall'alba alla notte e a volte pure la notte scoprendo in me riserve ignote di energia, di amore, coraggio.
Ma spesso, come tutti, vivo nello sconforto per gli errori che commetto, per la pazienza che perdo, per il dubbio che mi attanaglia sul futuro dei miei figli.

Ogni notte, quando si addormentano, vado nella loro stanza e li osservo dormire.
La mia bimba è spesso scoperta, le mani alzate e il viso estremamente rilassato, incorniciato dai tanti capelli lunghi e biondi. Bellissima senza saperlo.
Il mio bimbo è rannicchiato come sono sempre stata solita dormire io, coperto fino al mento, nascosto nelle sue paure di bambino e immerso in un respiro pesante, le labbra socchiuse e carnose che ha ereditato da me.

E' in quei momenti che mi ubriaco di felicità, e che prego perchè nulla di male possa succedere loro.
Ma sono consapevole che tutta la felicità che fatico a tenere nel mio cuore, nei miei occhi e tra le mani non è infinita. Non decidiamo noi quando il vento del destino inizia a soffiare e le stagioni mutano.
Tutto quello che si può fare è continuare ad amare, ad aggrapparsi alla scintilla d'amore che è dentro noi, che attende solo di riprendere a fiammeggiare.
Tutto quello che possiamo fare è vivere.
E credere nella rinascita, qualunque essa sia, perchè io non posso accettare che mia madre sia lì, rinchiusa in una soffocante bara di legno che ho visto interrare profondamente fino a che non mi si è spezzato il cuore.
No, non può essere lì.
Lei è nei loro occhi, perchè lo vedo da come mi guardano.
E io non sono sola, anche se per molto tempo ho faticato a crederlo.



Questa ricetta l'ho vista da Simona, non la conoscevo, ma ho voluto provarla per i golosi di famiglia e per fare conoscenza con un dolce della tradizione italiana. E' infatti una ricetta napoletana, ed essendo un dolce molto goloso e calorico, ho pensato di creare dei piccoli lingotti da regalare alle persone a me care...che hanno apprezzato tantissimo.
Per ottenerli con estrema facilità, ho scelto uno stampo Pavonidea in silicone. 


Ingredienti
300 g di cioccolato fondente
350 g di cioccolato bianco
100 g di cioccolato al latte
250 g di nocciole

Procedimento
Fondere il cioccolato fondente a bagnomaria e con circa una metà di cioccolato pennellare la parte interna degli stampini in silicone e ponete in frigo a solidifcare per circa mezz'ora.
Fondere in un altro penstolino cioccolato al latte e cioccolato bianco e, una volta ottenuta una crema omogenea e priva di grumi, appena intiepidita aggiungete la nocciolata e mescolate bene.
Tostate le nocciole perchè rilascino i loro aromi e aggiungetele al composto.
Versate il composto negli stampini e riponete in frigo.
Rifondente il cioccolato fondente e velocemente versate sugli stampini in modo che non si confonda con il ripieno una volta che lo taglierete.
Riponete ancora in frigo per 6-7 ore poi sformate e gustate...o regalate ;)


Servizio vassoio
e bicchierini Easy Life Design

37 commenti:

  1. Francesca... che dirti? Ero venuta qui richiamata dalla ricetta, perchè non vedevo l'ora di scoprire dalle tue parole un'altra golosità. E invece ho letto il tuo post, tutto d'un fiato. E grazie alla tua arte di usare le parole e le tue emozioni, ho vissuto con te l'intera tua vita che hai voluto così generosamente condividere. Faccio fatica a trovare a mia volta parole adatte per dirti quello che mi ha lasciato questo tuo scritto, così personale e a suo modo così universale, che può riguardare ognuno di noi... perciò ti dico un'unica parola: GRAZIE. E naturalmente anche la ricetta è speciale, ma oggi va davvero "in secondo piano", addolcisce una pagina di vita dolce-amara. Ti abbraccio forte

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    1. Grazie a te, Silvia....per aver letto...e tutto d'un fiato. Forse chi cerca una ricetta e arriva qui non si aspetta di leggere di argomenti tanto forti ma altrettanto veri, ma il mio blog è questo, le mie ricette sono parte di me....della mia vita, dei miei ricordi, delle mie speranze...Scrivere è qualcosa che fa parte di me in modo ancestrale, una sorta di cura e terapia antidolore....se lascia qualcosa anche a chi passa di qua....non posso che esserne felice. Grazie di esserci, un abbraccio anche a te!

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    2. E' vero Francesca, il tuo blog è proprio questo, è profondamente legato alla tua essenza e questo è il miglior pregio, unicità e meraviglia di questa pagina. A volte i tuoi scritti sono talmente "forti", sentiti ed emozionanti che toccano sul vivo davvero... e sai cosa aggiungo? Non c'è paragone con altri blog molto "patinati" ma ormai caduti nella più totale anonimia. Il tuo è un vero blog, perchè c'è dietro una persona vera e dentro una vita vera, nel bene e nel male. Ci tenevo a dirti anche questo, perchè è sempre più evidente (e avvilente) la differenza tra i blog autentici... e tutti gli altri, per quanto anche questi ultimi possano riscuotere attenzione e visite. Ma il tuo blog è un'altra cosa, è qui dove la cucina e i sapori diventano davvero vita. Un abbraccione ancora!

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    3. Che bel complimento, spero di meritarlo! è qui dove la cucina e i sapori diventano davvero vita. Non lo scorderò!

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  2. Aria dolce Aria
    Non ti lascio tante parole ma solo un ❤️

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  3. Hai passato una vita difficile però, come te, penso che le persone che muoiono, rinasci in altre e la tua Mamma è rinata nei tuoi figli, sono sicura...e sono sicura che grazie a loro e a tuo marito sarai felice, te lo meriti.
    Io ho avuto un'infanzia molto felice e leggere storie come le tue mi fanno quasi sentire in colpa...mi hai commosso e ti ammiro per quello che sei, che fai, che dici...sei unica ecco. Ti abbraccio piangendo ma sappi che comprendo bene il tuo dolore passato. Bellissimo il tuo torrone, complimenti

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    1. Te lo scrivo anche qui...amica mia....mai sentirti in colpa per essere stata o essere felice...vuol dire che hai vissuto al meglio! Ti auguro che tu possa sempre esserlo, e lo auguro anche a me! un bacio!

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  4. Hai passato una vita difficile però, come te, penso che le persone che muoiono, rinasci in altre e la tua Mamma è rinata nei tuoi figli, sono sicura...e sono sicura che grazie a loro e a tuo marito sarai felice, te lo meriti.
    Io ho avuto un'infanzia molto felice e leggere storie come le tue mi fanno quasi sentire in colpa...mi hai commosso e ti ammiro per quello che sei, che fai, che dici...sei unica ecco. Ti abbraccio piangendo ma sappi che comprendo bene il tuo dolore passato. Bellissimo il tuo torrone, complimenti

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  5. Un grosso abbraccio da una lettrice che non scrive mai, ma che oggi ha pianto.

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    1. Mi fa effetto sapere che ti ho emozionato così tanto, è bello sapere che si può essere vicini anche se lontani. Grazie di cuore, ma adesso sorridi!

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  6. Un grosso abbraccio da una lettrice che non scrive mai, ma che oggi ha pianto.

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  7. La golosa ricetta, splendidamente interpretata, passa decisamente in secondo piano in questo post così intenso e toccante. E' un po che non passo da te, come immagino sai è così facile perdersi nel web, ma mi ricordo i tuoi post sempre così coinvolgenti ed emozionanti dove la tua vita difficile non è mai stata nascosta ma anzi proposta con una sincerità che ho sempre ammirato. Ora leggo tutta la storia e non posso rimanerne toccata, una vita intensa, difficile, che ha lasciato il segno ma non ti ha piegato, anzi ti ha dato la forza e la volontà di andare avanti e costruire al meglio tutto quello che non hai potuto avere, sempre però tenendo conto di chi ti ha amato di più e sicuramente ti è rimasta sempre vicino.
    Bravissima continua così, ti abbraccio forte

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    1. Laura....grazie, è proprio così. E' stata tanto dura....ma ho avuto anche tanto dalla mia vita. Forse non la cambierei mai!

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  8. cara Aria, è un pò che non passo anche se ti leggo spesso su fb e caso vuole che l'abbia fatto stasera. così, anch'io senza troppe parole ti abbraccio forte, so che per certe situazioni gli abbracci funzionano più delle parole e spero che ci ritroveremo come un pò di tempo fa. Un bacio con tanto affetto. Simo

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    1. Simona!!!!!! Certo che si...ti abbraccio forte anche io, grazie del tuo bacio sincero!

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  9. mia mamma lo fa ogni anno.. la ricetta è un po' diversa... il tuo è venuto benissimo, complimenti...

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  10. la ricetta ovviamente è una meraviglia sia da Simo che da te riprodotta in maniera egregia, il racconto.. dopo la seconda o terza riga volevo chiudere.. mio marito è morto per malattia da alcuni mesi ed io ci sono dentro (malgrado le apparenze.. io a differenza di te, ma io ora sono adulta, tu all'epoca eri ragazzina..) vado in giro con faccia scoperta, testa alta e già sono rigida di mio, caratterialmente, figurati dopo una batosta del genere..) dicevo mi è salita un'angoscia folle. Uso, letteralmente USO il blog, il mio e quello degli altri proprio per svagarmi, quindi decido di non leggere oltre e continuare a prendermi la mia quotidiana boccata d'aria sui blog. tiro su la pagina col mouse e poi.. ritorno giù, ne leggo un pezzetto.. ritorno su, chiudo. Poi torno indietro e riapro.. beh l'angoscia è aumentata, allietata però dalla tua trovata o ritrovata serenità ed appagamento nella tua famiglia, spero tu abbi rapporti o che tu li possa recuperare xon tuo fratello, che è una parte di tua mamma, quindi avete molto in comune e non va perso a mio parere... (la preoccupazione di mamma,quella va oltre, ed è a prescindere dalla tua infanzia.. ) mi ha rincuorata e scaldata il cuore per te. Proprio per te, ma volevo arrivare a dirti grazie per quel tuo "non ero sola anche se pensavo il contrario" o hai detto una frase simile, non torno a leggere.. beh io sono straconvinta di essere sola. Se accadrà diversamente, un giorno, prometto te lo vengo a dire.(e non mi riferisco ad un altro compagno.. non è contemplato al momento..ho due figli, quindi non solo fisicamente sola, è nel profondo.. il mio riferimento è a tuttotondo, magari chissà ho letto fino alla fine per un motivo, ora però è sfuggevole.)

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    1. Vorrei convincerti che non sei sola. Ma so che non servirebbe...il dolore è atroce, non si affievolisce....ci si sbatte la testa fino a disintegrarla. Ma proprio quando pensavo di non avere più un briciolo di me stessa...sono rinata, inaspettatamente, e dopo ben 8 anni. Posso solo raccontare la mia storia, e ringraziare te di averla letta, perchè so quanto ti è costato.

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  11. Quante difficoltà, sofferenza e dolore.....ma il riscatto arriva, sempre!
    Un abbraccio enorme

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    1. Sono stata fortunata, forse. Il dolore c'è ancora, ma per fortuna anche la speranza.

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  12. Amica mia carissima che dirti... vengo qui per ringraziarti del torrone ma trovo un post così carico di emozioni e denso di significato che tutto passa in secondo piano. In poche righe ci hai aperto la tua anima, tenendomi incollata alla lettura e ad ogni parola mi è scesa una lacrima. Ogni parola mi sono immaginata tuo caschetto biondo e come la felicità ti sia stata strappata via troppo presto.
    Quando mia suocera è morta, come sai, aveva 44 anni... un figlio di 25 sposato da 1 mese e un altro di appena di 18. Certo erano più grandi, più consapevoli, ma non ci si abitua mai a non avere più la mamma che ti tiene per mano, ti guida, ti consiglia, ti abbraccia. L'abbraccio di una mamma è insostituibile, unico, sopra ogni cosa. Immagino il tuo dolore a soli 11 anni. Un'età così delicata e così difficile... affrontarla da sola, tra le pagine di un diario... con il pregresso di un padre che hai descritto e un fratello che è quasi uno sconosciuto... sofferenza è dire poco.
    Ma io voglio credere che lei ti sia stata vicino, ti abbia aiutato ad imboccare la strada giusta, ti abbia fatto incontrare tuo marito e ti abbia guidato verso le tue passioni (Se non ricordo male anche la tua mamma amava scrivere) Voglio credere in questo legame, in questo filo conduttore che non si è mai spezzato e voglio credere che lei ti stia ammirando... stia ammirando la donna che sei diventata... tutto quello che sei riuscita a costruire, la famiglia felice che hai tirato su.... Sei una donna meravigliosa e Una madre speciale ti voglio bene e ovviamente grazie per la citazione... sono felice che ti sia piaciuto... vedere il torrone da queste parti, è un pò come vedere un pezzo della mia vita qui da te <3

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    1. Simo....avrei voluto scrivere della ricetta e di te...ma la parola dei "morti" mi ha fuorviato...e io so che hai capito. Ti stringo tanto forte, fortissimo!

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  13. Cercavo una ricetta per scaldarmi in questa brutta Gionata e per regalare un sorriso a chi tornerà a casa stasera, dopo una dura giornata di lavoro, e invece...leggere le tue parole mi ha toccato il cuore, sei vera e questo si percepisce da tutto quello che scrivi. Non sono riuscita a trattenere le lacrime, e con gli occhi ancora lucidi ti dico grazie. Grazie perché mi hai ricordato ancora una volta che l'amore può essere tanto grande da tenere sotto la cenere anche un dolore così forte. Un abbraccio fortissimo!

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    1. Grazie a te, era proprio questo il senso del lungo scritto che tu hai avuto la voglia di leggere...Ora però prepara questa ricetta per regalare un sorriso a chi torna stasera, perchè l'amore è tutto. Un abbraccio forte!

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  14. Da quando ho letto questo post ho rimandato sempre il mio commento, perché sento che non sono all'altezza di scrivere nulla. Non sono all'altezza perché è naturale che le lacrime mi annebbino gli occhi e anche un po' i pensieri, perché tanta sofferenza non si augura a nessuno e meno che mai a due bambini piccoli come te e tuo fratello. Ma sento che devo darti un mio segno, per farti capire che sono vicina al tuo cuore pur non conoscendoti, per dirti che riesci a trasmettere tantissime emozioni, e se le prime sono di grosso sconforto per questa vita ingiusta, le seconde sono di speranza, di rinascita, di fiori che sbocciano dopo un freddo inverno. Non ho mai lontanamente provato una sensazione così dura, ma sono purtroppo una persona fin troppo sensibile e ansiosa, che teme sempre che la felicità possa spezzarsi da un momento all'altro. E allora sarebbe davvero giusto godersi ogni attimo, alleggerire l'animo e vivere di bellezza dando e prendendo tutto da questa vita che, nonostante tutto, sa sempre donarci un raggio di luce all'improvviso. Ti abbraccio fortissimamente.

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    1. amica mia, il senso è proprio questo...assaporarla bene questa felicità, quando arriva....stringerla forte....e non sprecare energie nelle stupidaggini...è dura ricordarlo, ma io ci penso sempre, e so che quando sono felice...devo concentrarmi su quello, perchè non è mai scontato. Ti abbraccio forte forte forte e ti ringrazio per le parole che mi hai lasciato!

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  15. Merhabalar, çok güzel görünüyor. Ellerinize sağlık.

    Saygılar.

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  16. ogni volta che in tuo post tu ti apri e ci racconti pezzi della tua storia, a me si stringe il cuore, le parole vengono bloccate da un nodo che si forma in gola e maledico la distanza che ci divide, perchè l'unica cosa che vorrei è abbracciarti stretta stretta <3
    ti voglio bene dolce meravigliosa e fortissima amica mia
    Alice

    PS golosissimo questo torrone e la forma troppo carina!

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  17. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  18. ogni parola scivola sulla mia pelle e penetra fino a dentro ,
    le tue parole i tuoi racconti sono più di una semplice lettura
    io vorrei io vorrei leggere una sorte di libro-diario
    perche' ogni volta tu mi fai mmedesimare in te,in tua mamma ,nella tua famiglia e vedo tutto un po' stile chabby ,un po' stile casa nella prateria ,vedo una donna-bambina sempre più legata alla famiglia e alle tradizioni ,alla tua "mamma " io ti adoro francesca e spero che tu negli occhi dei tuoi figli e di tuo marito troverai sempre la serenità

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  19. il diventare mamma fa capire ed accettare tante cose...mescolato a un sentimento unico: l'amore... sei una donna davvero in gamba e forte.
    anna maria

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Il Blog di Aria: cucina e vita

In questo spazio raccolgo le mie ricette sparse, ma anche pezzi di vita che ad esse inevitabilmente si sovrappongono.
Qui trovate profumi e sapori che evocano ricordi e riflessioni: le mie ricette sono per lo più dolci e piatti vegetariani