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venerdì 15 gennaio 2016

Torta di pane e cioccolato




Un giorno d'Inverno, e di fine anni '80, la mia mamma comprò un musicassetta di Francesco Guccini per fare un regalo di compleanno al papà di mio fratello. Mio padre era morto di alcuni anni e lei aveva un nuovo compagno, appunto.
Ricordo ancora l'impressione che mi fece la voce di Guccini appena la ascoltai: così burbera, così profonda, così malinconica e rotonda, vibrante...mi lasciò senza parole, forse un leggero disappunto.
Le parole, quelle mi incantarono, e mi immobilizzarono in quell'istante mai svanito nella mia testa che ho sempre fatto coincidere con il momento in cui ho cominciato a scrivere poesie.


La mia maestra delle elementari amava molto la poesia, e proprio in quei giorni ci aveva chiesto di comporne una a piacere, su quel quaderno (il mio dalla copertina color pesca) dove ci aveva fatto imparare a memoria Bolgheri, il Pianto Antico e la Spigolatrice di Sapri (ancora oggi le mie poesie preferite).
Io ero in difficoltà, come tutti i miei compagni, evidentemente, ma è innegabile che quel giorno Guccini mi venne in soccorso.
Così, scrissi la mia prima poesia sulla neve.

A quel canto ne seguirono molti altri, numerosi concorsi vinti, anche importanti, grazie alla mia docente di italiano delle scuole medie che recuperava le poesie che scrivevo negli anni crudeli della preadolescenza durante le lezioni, che rabbiosamente appallottolavo per buttarle nel cestino, e che lei puntualmente srotolava, leggeva, batteva a macchina e inviava ai tanti concorsi che giungevano a scuola.

La mia corrispondenza con questa insegnante è rimasta viva fino alla nascita dei miei figli, e anche in quegli anni la mia professoressa si è premurata di richiedermi gli ultimi scritti che sono stati poi premiati agli ultimi concorsi ai quali ho partecipato.
Continua a scrivere - mi diceva quando stavo male e nelle mie lettere le sputavo in inchiostro tutta la mia sofferenza. Anche se so che sei cambiata e ti vesti in modo strano, sono sicura che stai cercando te stessa, ma sono ancora più certa che la tua vera essenza si manifesta quando scrivi. Scrivi per trovarti. La tua sensibilità fa di te una persona speciale. - Mi ha scritto in una lettera del 1992 che ho conservato gelosamente e che ieri sera sono andata a rileggere, insieme a tutte le altre, trovando una foto che mi ha spedito dove stringevo la mano a Folco Quilici mentre mi premiava.

Aprire le buste, guardare le date nei timbri, studiare i francobolli, le foto sbiadite allegate, dove ho gli occhi rossi........mi ha provocato una forte nostalgia di quei tempi, quando ogni settimana scrivevo alla mia Prof e al mio migliore amico Dario, fino a Napoli.
Quanta tenerezza nelle parole di una signora adulta che mi parlava senza giri di parole...mi chiedeva di me...dei miei primi amori e dei miei risultati scolastici, 
spronandomi a studiare ma, più di tutto, a continuare a scrivere.

Se è vero che la maternità mi ha rubato tempo da dedicare solo e soltanto ai miei figli, è altrettanto vero che non ho smesso di scrivere, mai. Ed è proprio vero che solo quando scrivo sono me stessa. Penso che in questi giorni le scriverò una lettera, e forse mi rimetterò a scrivere poesie....anche se, dopo tanti anni di attesa e sofferenza, la poesia più bella che ho scritto è stata sicuramente la mia vita.

Quanto a Guccini, è diventato uno dei miei artisti più amati e la sua voce da me amatissima perchè, come quasi tutti i più grandi amori, spesso la scintilla iniziale è un conflitto....

Le lettere scritte a mano mi fanno pensare a tesori antichi e preziosi, rari, da custodire, come la ricetta di una torta di pane....fatta con ciò che di più semplice ed essenziale abbiamo a disposizione. Così una poesia è fatta solo delle emozioni più pure e semplici che ci animano, e che al contempo ci nutrono.

Questa ricetta la dedico alla nonna della mia amica E. che in quegli anni difficili tante volte ce l'ha preparata....rendendo tutto più sopportabile ;) 


Ingredienti

200 Gr di pane raffermo
250 latte 
250 panna
 60 burro fuso 
120 zucchero semolato
70 g di cacao  amaro
100 Gr di gocce di cioccolato
2 cucchiaini di lievito per dolci
uvetta sultanina a piacere

Procedimento

Mettere il pane (io le mantovanine rimaste) a rinvenire nel latte e nella panna.
Dopo alcune ore frullare il tutto, unire lo zucchero, il cacao amaro, il lievito, il burro fuso, le gocce di cioccolato e l'uvetta se piace.
Cuocere in forno caldo, in uno stampo 20 per 20 cm, per circa 30-40 minuti, controllando la cottura regolandosi con il proprio forno.

Servire con gelato alla vaniglia o crema inglese.

Come i ricordi....dà il meglio quando passa un pò di tempo.



14 commenti:

  1. Hai ragione,le lettere nei giorni d'oggi sono dei veri tesori nascosti, si trovano solo qua e la qualcuna e al dire che erano più vere e reale del virtuale di oggi. Buona questa torta custodita nel tempo.

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  2. Una torta davvero gustosa , mi piace che ci sia anche l'uvetta , un bel modo per riciclare il pane raffermo.

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  3. Adoro leggerti Aria, se fossimo vicine penso che starei ore ad ascoltare la tua storia, i tuoi racconti. Continua a scrivere, fallo sempre, ogni volta che puoi; è più che un talento il tuo, è davvero arte.
    Ti abbraccio mentre assaggio una fettina di questo dolce ricordo.

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  4. Tesoro una torta che sa di casa di ricetta antica ma smepre buona ed attuale e come sai scrivere tu cara...leggerei per ore i tuoi post cosi carichi di emozioni e di pensieri!!Un abbraccio,Imma

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  5. Che bel post, senza togliere nulla alla ricetta, mi hai incantato con la prima parte... Non smettere mai di scrivere... Mi hai fatto emozionare!!!

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  6. tu hai un dono, la capacità di mettere nero su bianco i tuoi sentimenti, la tua sensibilità e quello che hai dentro...non dimenticartelo mai, non sprecare mai questo dono che in pochi hanno!
    Ti abbraccio, e...sai che anche io adoro questa torta? Ho dei bei ricordi di bambina legati ad essa...

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  7. ma sai che non ho mai fatto una torta utilizzando del pane raffermo? Mi incuriosisce, la proverò!
    bacioni
    Alice

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  8. mi spieghi perchè perchè perchè devi sempre farmi piangere a singhiozzoni davanti al pc?
    E non di tristezza, ma di estasi di fronte alla bellezza delle tue parole. Si può piangere per la bellezza, vero? Io quando ti leggo mi sento come davanti a un quadro...però chi mi sta intorno si preoccupa a morte e finisco sempre per piangere e ridere assieme.
    ps la torta pane e cioccolato la preparava anche mio papà quando ero piccina. Quanti ricordi hai risvegliato!

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  9. La vita è strana a volte e spesso accadono bizzarre coincidenze . . . ho sempre scritto poesie anch'io e vinto concordi sin da bambina! Tutti mi dicevano che sembravo molto più grande della mia età per atteggiamento è maturità, forse perché a 11 anni ho sfiorato la morte per ben 2 volte, e in un modo diverso, anche tu hai percorso la mia stessa strada. Sei un'anima dolce mia cara, spero davvero presto di poterti abbracciare...
    Ps. Amo la torta di pane al cioccolato!
    Un abbraccio forte

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Il Blog di Aria: cucina e vita

In questo spazio raccolgo le mie ricette sparse, ma anche pezzi di vita che ad esse inevitabilmente si sovrappongono.
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